domenica 20 dicembre 2015

DC USA Review: Superman - American Alien #1


Capita sovente che, dopo un certo numero di anni, una casa editrice decida di affidare ai propri talentuosi artisti il gravoso compito di aggiornare le origini di un personaggio. Capirete da soli che, in questo caso, mettere le mani sul più importante supereroe del mondo non è affatto facile, sia perché si corre il rischio di scontentare i fan di vecchia data, sia perché è dura aggiungere elementi che facciano avvicinare nuovi lettori che non siano stati già utilizzati in altre opere di riscrittura precedenti. Eppure, per quanto difficile, qualcuno potrebbe esserci riuscito!



In Superman: American Alien, Max Landis ci accompagna in un viaggio nel passato, in una cittadina di nome Smallville che sembra non appartenere a questo mondo, ancorata in un tempo in cui tutto sembrava più semplice e innocente. E non sono solo i dialoghi che ci trasmettono questa sensazione. Basta soffermarsi sugli sguardi dei protagonisti ritratti da Nick Dragotta ed al sapiente uso dei colori di Alex Guimaraes, per rendersi conto di quanto marcata sia stata la loro intenzione di catapultarci letteralmente indietro nel tempo, con un fumetto "antico" nello stile grafico ma, allo stesso tempo, moderno su quello testuale.

Landis si focalizza su un momento fondamentale della vita di Clark Kent, quello in cui i suoi poteri cominciarono a manifestarsi. Per quanto quegli anni siano stati portati alla nostra attenzione attraverso svariati media come il Serial TV Smallville, Superman: The Movie con Christopher Reeves oppure Superman: Birthright di Mark Waid o Secret Origins di Geoff Johns e Gary Frank, il senso di sorpresa non è venuto a mancare.

Una delle differenze rispetto alle suddette opere è che, in questo caso, il piccolo Kal-El non vuole imparare a volare ma vuole soltanto essere un bambino normale, come i suoi amici Pete Ross e Lana Lang. Altra diversità riguarda i suoi concittadini, i quali sanno che lui non è come tutti gli altri ed anche loro, come i Kent stessi, sono preoccupati per ciò che sta accadendo al loro piccolo amico. Clark, tuttavia, essendo ancora un bambino, è più spaventato di tutti perché, quando si guarda allo specchio, ciò che vede è solo uno spaventoso alieno. Questo suo essere diverso dagli altri, fa crescere in lui la paura, comprensibile, di venir emarginato e lo spinge ad essere inconsapevolmente violento, ulteriore elemento, questo, che aumenta il suo disagio interiore.

Col proseguire della storia, però, il tono di ansia e timore scema lasciando il posto ad una delle più belle rappresentazioni del rapporto padre-figlio che ho mai avuto il piacere di leggere. Come ho scritto in precedenza, Landis ci racconta di un Kal-El che non vuole imparare a volare. Ma non è l'unico a volerlo. Anche il Pà Kent ritratto in queste pagine non è quello tradizionale che spinge suo figlio ad usare i doni che ha per il bene del mondo ma, al contrario, è quel padre che aiuta il suo bambino ad accettare ciò che è e gli dà supporto per ciò che vorrà egli stesso diventare un giorno. Quando leggerete questa storia, non riuscirete a ricordare un altro Johnathan Kent come questo e, se vi capiterà ciò che è capitato a me, lo metterete certamente al primo posto della vostra personale classifica.

Per attualizzare ulteriormente i personaggi. Dragotta ha immaginato i genitori di Clark come una coppia giovane, capace di poter affrontare un problema come quello dello sviluppo dei poteri con un appiglio certamente più moderno di come avrebbero potuto fare una coppia di cinquantenni contadini. Ho apprezzato molto questa scelta, soprattutto perché ci ha regalato un paio di scene esilaranti che ci mostrano un Pà Kent in veste totalmente inedita. Prima di concludere, vi consiglio di fare particolare attenzione alle ultime due pagine del primo numero le quali ci raccontano, tramite fotografie, articoli di giornali e lettere, alcuni momenti del passato della coppia che non è stato sempre tutto rose e fiori, soprattutto per Martha Kent.


Max Landis, con Superman: American Alien, ha creato un piccolo capolavoro e se per i restanti sei numeri si mantiene sullo stesso livello del primo, ci ritroveremo tra le mani una delle più belle e affascinanti storie sull'Uomo d'Acciaio di sempre.

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